sabato 26 marzo 2016

CONSIDERAZIONI SUI RISULTATI RAGGIUNGIBILI  CON  l’ASHTANGA VINYASA YOGA

Nell’Ashtanga Vinyasa Yoga, dopo le posizioni in piedi si eseguono quelle sedute. Ogni asana si unisce alla successiva con un salto in avanti e in dietro. Perchè Pattaby Jois introdusse questa metodica così atletica in un contesto tanto statico? Questo fu uno dei quesiti che mi sono posto all’inizio del mio percorso. Ebbene oggi posso dire che mai cosa fu così giusta ai fini di un corretto orientamento corpo–spazio. Noi medici, per indicare il risultato di un esame obiettivo volto a valutare lo stato psichico del soggetto usiamo l’espressione: ”orientato nel tempo e nello spazio”.Oggi mi chiedo: fino a che punto un individuo da noi visitato e definito in questo modo con tale dizione rispecchia la realtà? L’orientamento nello spazio a che punto dal fisiologico passa al patologico? Basta sapere dove siamo ora o dove siamo stati ieri l’altro, per essere sani? Ebbene dopo un’analisi dettagliata ed attenta, penso di aver trovato la motivazione dei salti: aumento del tono muscolare, ma soprattutto la progressione evolutiva della propricettività. Quando ci si prepara al salto, contraendo alcuni muscoli e rilasciandone altri, relazioniamo il nostro corpo col baricentro, lo stacchiamo dal suolo e lo proiettiamo in avanti o indietro come se fosse senza peso. Tutto ciò è possibile per un nuovo e più evoluto apprendimento della  propriocettività, non solo quindi grazie ad un aumento di forza dei muscoli, ma alla mente che in quel momento sa esattamente dove e come sta il corpo e dove e come starà dopo qualche secondo. Quando si esegue Mukha Hasta Sirsasana o Pincha Mayurasana o altre simili, siamo in equilibrio in quanto sappiamo bene, anche senza guardare, dove siamo e dove saremo dopo poco. Ecco che l’orientamento nel tempo e nello spazio ha avuto una evoluzione ed un contenuto nettamente diverso da come comunemente lo si intende.  

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