CONSIDERAZIONI SUI RISULTATI RAGGIUNGIBILI CON
l’ASHTANGA VINYASA YOGA
Nell’Ashtanga Vinyasa Yoga, dopo le posizioni in piedi si
eseguono quelle sedute. Ogni asana si unisce alla successiva con un salto in
avanti e in dietro. Perchè Pattaby Jois introdusse questa metodica così
atletica in un contesto tanto statico? Questo fu uno dei quesiti che mi sono
posto all’inizio del mio percorso. Ebbene oggi posso dire che mai cosa fu così
giusta ai fini di un corretto orientamento corpo–spazio. Noi medici, per
indicare il risultato di un esame obiettivo volto a valutare lo stato psichico
del soggetto usiamo l’espressione: ”orientato nel tempo e nello spazio”.Oggi mi
chiedo: fino a che punto un individuo da noi visitato e definito in questo modo
con tale dizione rispecchia la realtà? L’orientamento nello spazio a che punto
dal fisiologico passa al patologico? Basta sapere dove siamo ora o dove siamo
stati ieri l’altro, per essere sani? Ebbene dopo un’analisi dettagliata ed
attenta, penso di aver trovato la motivazione dei salti: aumento del tono
muscolare, ma soprattutto la progressione evolutiva della propricettività.
Quando ci si prepara al salto, contraendo alcuni muscoli e rilasciandone altri,
relazioniamo il nostro corpo col baricentro, lo stacchiamo dal suolo e lo proiettiamo
in avanti o indietro come se fosse senza peso. Tutto ciò è possibile per un
nuovo e più evoluto apprendimento della
propriocettività, non solo quindi grazie ad un aumento di forza dei
muscoli, ma alla mente che in quel momento sa esattamente dove e come sta il
corpo e dove e come starà dopo qualche secondo. Quando si esegue Mukha Hasta
Sirsasana o Pincha Mayurasana o altre simili, siamo in equilibrio in quanto
sappiamo bene, anche senza guardare, dove siamo e dove saremo dopo poco. Ecco
che l’orientamento nel tempo e nello spazio ha avuto una evoluzione ed un
contenuto nettamente diverso da come comunemente lo si intende.
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